martedì 26 marzo 2013

LA LEGGENDA DEI DUE RE. PALANCA E COZZA.



striscione esposto dai ragazzi della curva ovest per il loro beniamino

“Lupi, lupi, lupi!”. Il boato del San Vito sparge tensione e carica agonistica in tutti i dintorni. “Nù normale e un’ per u’ figghiolu, grazie.”. “Quanti anni ha il bambino?”. “Tredici!” risponde una voce squillante. “Tredici ha detto. Mo’ dacc’ il biglietto ca inizia.” Francesco prende il biglietto dalle mani del padre. Intorno a loro il sole splende senza sosta. Novembre ’86. Tutto è dipinto di rossoblu. Posto 37, settore F, distinti. Coordinate onnipotenti, acquolina che cresce. Posto occupato. Un ragazzo a petto nudo, coperto solo da una sciarpa di lana pesantissima. Gli opposti della passione. Su di essa capeggia la scritta “Alè Cosenza”. “Ja Ciccio, mettiamoci qua.”. Francesco viene cinto dalle braccia dal padre proprio al momento dell’ingresso delle squadre in campo. “Signor Cozza! Che ci fa qui?”. “Salve Vincè. Ho accompagnato Ciccio…e poi ci sta lu derby”.

giovedì 21 marzo 2013

APOLOGIA DEL TIFO: C'ERA UNA VOLTA IL NOSTRO CALCIO...


I gloriosi tempi andati: non serve andare troppo a ritroso nel tempo, lungo gli scorsi decenni, per avere nostalgia. Nostalgia di un calcio che, in Italia, sta lentamente scomparendo: il calcio degli stadi pieni, delle trasferte libere, del tifoso al centro del gioco. Un modo di vivere il pallone e la fede per i propri colori che ha subito, in particolare dal 2009 in poi con la creazione della famigerata “Tessera del Tifoso”, una rivoluzione obbligata e dissennata, spaccando a metà l'Italia del tifo e, soprattutto, minando la dignità di chi ama visceralmente questo Gioco.

martedì 12 marzo 2013

LA TRACOTANTE NOTTE DEL DALL'ARA: GUALTIERI E I TRE LEONI INGLESI

Wright, di spalle, assiste all'esultanza di Gualtieri e compagni
(foto: mirror.co.uk)

Bonini-Bacciocchi-Gualtieri: tre nomi in rapida (rapidissima) sequenza che, ai più, non dicono nulla. Bonini, forse, evoca ai più esperti e attenti quel Massimo che trascorse gran parte degli anni ottanta con addosso la maglia bianconera della Juventus. Bacciocchi invece di nome fa Nicola, gioca centrocampista ma il suo nome, eccetto qualche citazione negli almanacchi più dettagliati, non compare nella memoria collettiva di nessun appassionato di calcio, o quasi. Gualtieri, il terzo e ultimo vertice del triangolo in questione, il vertice più radioso, è il protagonista di una folle notte di calcio: è il 17 novembre 1993. Bologna, Stadio Renato Dall'Ara. Una serata fredda, l'inverno alle porte. La nazionale di San Marino ospita i maestri inglesi, i “Three Lions”, per le qualificazioni al mondiale del 1994, quello del caldo soffocante, del rigore di Baggio e della squalifica “in diretta” di Diego Maradona.

lunedì 11 marzo 2013

AMORE ROJOBLANCO, EL PICHICHI



Frenetica sacralità in casa Rodriguez. Spruzzi di fragranze, lotta interminabile tra tanti, troppi vestiti ed un unico, bellissimo corpo. “Date prisa Avelina!”. A parlare è Andoni, pescatore dalla voce profonda. Bussa ripetutamente su quella porta che, in pochi istanti, nasconde l’intera vita di una giovane neska. Le mani ruvide, forgiate da canne ed ami, che picchiano bonarie sul più dolce dei riti.

Passano i minuti. Poi il ciliegio si muove, assieme all’insicuro pomello. I capelli scuri raccolti da un piccolo laccio di cuoio. Una gonna lunga, ocra, a separare, quasi come un sipario, quel bagliore trascendentale. Il silenzio di un padre orgoglioso, contemplatore. Un paio di scalini ed ecco le ruvide mani tirare per dieci volte un orecchio. Il piccolo Iker si contorce divertito. È il 21 agosto 1912. “Feliz cumpleaños cabezon”. Manca poco più di un’ora alle 15.00. Nella etxe numero 12 della via intitolata a Don Diego Lopez sono tutti pronti per fondersi con il bianco e il rosso.

sabato 2 marzo 2013

IL VIAGGIO ISLANDESE DEGLI OCCHI DI ALBERT



“Albert, hai messo il cappello?”. Chiude la porta dietro di sè l’adolescente diciassettenne della famiglia Guðmunds, senza risposta.

Sbuffa irritato, è stanco di quel trattamento da neonato incapace di cavarsela. Scende con passo incerto le scale di casa, tentenna, “maledetto ghiaccio!”. Il borsone sotto braccio. Lo tiene saldo, quasi avidamente, al suo busto. All’interno la divisa rosso e azzurra del Valur, piegata con precisione maniacale.
Un rapido sguardo al giornale abbandonato sull’erba dall’immancabile lancio mattutino del suo amico Eiður. In prima pagina capeggia un uomo con uno strano baffetto, autoritario. Le strade di Reykjavik sono tanto simili quanto diverse dal solito. È il 10 maggio 1940.

venerdì 1 marzo 2013

IL CURIOSO DESTINO DI UN SILENTE CONDOTTIERO: DANIELE CONTI


Lontano dalle avvolgenti pressioni delle grandi città, lontano dalle trafficate metropoli, dal calcio internazionale, dalle coppe il mercoledì. Una storia che si schiude e svolge in un'altra Italia, in terra di Sardegna, dove il tempo sembra scorrere più lento, compassato: un altro ritmo, l'impressione di esser fuori dall'Europa, a metà fra l'America meridionale e qualche altro paradiso tropicale. L'ambiente ideale, la cornice perfetta per dipingere calcio. Poco importa se si è in periferia. Daniele Conti è l'uomo saggio che della bellezza di questa terra si è nutrito, dipingendo con la palla ai piedi, fondendo il calore della terra che rappresenta con la delicatezza delle sue giocate.