di Gianmarco Pacione (clicca
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La sfera, o bola (come la chiamano da queste parti), sospira ad ogni tocco, quasi fosse una litania maledetta, dispersa nel vento mesoamericano.
Due legnetti spuntano tra l’erba calpestata: finissimi pali colorati d’una porta senza traversa.
A battagliarsi, rincorrendo la pelota, sono corpi bardati da capo a piedi: si scorgono solo gli occhi, fari guizzanti sotto lanosi passamontagna.