Sì, anche questo è tecnicamente un
derby. Solo che nessuno, dall'altra parte, lo percepisce come tale.
Arriviamo allo stadio che manca meno di un'ora. Il nostro stadio.
Griffith Park si annuncia al completo, esauriti i biglietti, nessun
seggiolino vuoto. Il nostro catino, stavolta, diventerà il centro
del Regno d'Inghilterra. Si respira un'atmosfera strana, quel misto
di timore e rispetto che va a mescolarsi con l'incosciente ottimismo
di chi conosce il football, di chi sa come vanno certe cose.
Quell'incoscienza che appartiene solo a chi percepisce la magia. La
palla rotola impazzita. Le gioie degli uni, le tragiche cadute degli
altri. Il sole bacia Brentford, quasi acclamando un'insperata
impresa: accanto a me i soliti amici. Il gruppo storico: Jamie, Ed,
Stan, The Bouncer, Frankie Valentine. Saremo presto dodicimila.
Domenica ventisette gennaio. Mezzogiorno. Oggi c'è il Brentford,
oggi è FA Cup. Oggi arriva il Chelsea.
giovedì 31 gennaio 2013
sabato 26 gennaio 2013
BARCOS E MORINI, I PADRONI DEI MARI
Gli scricchiolii compongono un motivetto diverso nella mente di ogni mozzo. Sono accompagnati dal melanconico suono d'armoniche e dallo sfrenato sbattere delle vele. Si sente questo e poco altro. Si vedono due velieri. Paiono osservarsi a breve distanza, scrutarsi, quasi attendessero un segno, un momento di cedimento. Le paure, i timori, i ricordi, l'alcol in corpo confluiscono sotto quei due vessilli neri che capeggiano la scena, alti. Teschi accompagnati da ossa.
giovedì 24 gennaio 2013
EUROPA E SUDAMERICA: SEPARATE DALLA STRADA
L'imprevedibilità, l'improvvisazione,
la creativa anarchia. Oppure i muscoli, l'organizzazione, la
metodicità. Calcio sudamericano e calcio europeo, una dicotomia in
continuo contrasto, in continua relazione. Riflettere sulle
differenze fra i due modi di interpretare il gioco del pallone vuol
dire andare oltre i superficiali luoghi comuni, vuol dire andare
oltre la globalizzazione omologatrice che ha inevitabilmente tentato
di mescolare i due mondi a favore dei club più ricchi. Comprendere
il perché le due scuole siano così agli antipodi non può
prescindere dall'analisi attenta dell'educazione, della cultura,
della storia dei paesi o delle regioni prese in considerazione.
Secondo puristi, benpensanti e scettici il calcio è soltanto un
gioco.
mercoledì 16 gennaio 2013
ZÈ MARIA-GROSSO, GLI OPPOSTI CHE (SI) ATTRAEVANO
Una legge comune, entrata ormai a far parte in pianta stabile delle
credenze della società moderna, vuole che più differenze separino due
persone, più esse inevitabilmente sentano il bisogno di cercarsi,
d'approfondire questa conoscenza, di capire cosa e perché li divida, di
legarsi l'un l'altro. Su questo concetto registi e scrittori hanno
fondato le loro fortune, a volte ripetendolo all'infinito, inflazionando
quello che, all'alba del 2013, pare ormai diventato un cliché senza
fine. Sarebbe altrettanto banale però non trasporre la sfera d'utilizzo di
questo pensiero anche ad un'altra arte, quella del football. Lampanti
risultavano difatti, prima della modernizzazione degli ultimi anni,
quegli equilibri in campo che apparivano a tratti imprescindibili dal
concetto di squadra quadrata. Al regista dai piedi buoni si affiancava
il temibile fabbro, pronto con accetta in mano e bocca digrignata; alla
prima punta dotata di centimetri e fisico ecco associato il più classico
dei furetti, rapido e guizzante, dai piedi buoni. Gli ibridi d'oggi
giorno hanno cancellato quest'idea forse più legata alla tradizione che
al reale esito tattico.
Una coppia però, usciva da ogni vincolo accademico, trascinando il tifoso, esaltandolo.
Una coppia però, usciva da ogni vincolo accademico, trascinando il tifoso, esaltandolo.
giovedì 10 gennaio 2013
FUNAMBOLISMI CELESTI: ALVARO RECOBA
Alvaro Recoba si presenta all'Italia: doppietta al Brescia, qui mentre calcia la punizione che vale la vittoria per 2-1. |
31 Agosto 1997. Allo stadio Meazza di
Milano esordisce uno dei più straordinari fenomeni del calcio
mondiale: Luis Nazàrio De Lima, conosciuto da tutti, proprio tutti,
come Ronaldo. Un paese intero attende l'arrivo del nuovo Messia
brasiliano: questa, però, non è la storia che voglio raccontare. Il
ruolo di protagonista, oggi e quel giorno, passa dai piedi e dalle
gesta del ventunenne di Rio de Janeiro alle poetiche vicissitudini di
un suo coetaneo, latinoamericano come lui. L'insospettabile
protagonista, però, viene dalla terra di Felisberto Hernandez, di
Juan Carlos Onetti e del “bue alla creola”: l'Uruguay.
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