giovedì 25 luglio 2013

ALEXY BOSETTI, GIOVANE ORGOGLIO NIZZARDO

 di Gianmarco Pacione (per seguircisu FB clicca qui)
Bosetti con la sua amata Popoulaire Sud
C’est si bon. Anche Louis Armstrong è stato nizzardo per tre, intense, parole. Pops e la sua tromba, figli dell’estro d’Henri Betti. Distanti un oceano dal loro timido genitore, nascosto tra spartiti e note, allattato maternamente, in tutto il suo genio, dai colori della Vieux-Nice.

Gli anni ’60 come oggi. Una pastellata meraviglia, marcato contorno dell’umido ciottolato. Finestre verdi senza età, affacciate, come bambini curiosi, alla continua ricerca della spuma marina, della dorata sabbia. Un grembo artistico dal sapore di salsedine.

Le BSN, sciolte nel 2010 dal Ministero dell'Interno francese
Nizza attrattiva, Nizza affascinante quasi quanto il suo popolo. Miscuglio linguistico e culturale ai limiti dell’irreale. Origini italiane, attualità francese. In tutto questo un’unica, enorme certezza: il senso d’appartenenza all’aquila incoronata. Tipico atteggiamento dei popoli costieri, tipica irrazionale compattezza di chi dovrebbe essere tutt’altro, di chi dovrebbe attingere al cosmopolitismo come primaria dottrina, di chi dovrebbe amare tutti. Dovrebbe.

Queste sono le piazze della Nizza popolare, dove da secoli ci si è sempre chiusi a riccio. Testuggini smeraldine dalla parlata ligure.

Popolo in balia di, ed in guerra con qualsiasi entità esterna. Popolo che, dal 1904, segue fedelmente le sorti de “le GYM”, l’Olympique Gymnaste Club Nice. Un amore che mette radici nelle arterie antiche della città, dove a scorrere è solo sangue rossonero. Un amore “provinciale”, viscerale, coltivato tra le affettatrici dei macellai, tra i caffè delle varie rues centrali. Un amore rappresentato dalla Popolaire Sud, dalla vera gemma di questa perla sul mare. Un esplosione di cori, di colore, d’esasperato legame. Ogni domenica, dovunque in giro per la Francia.

il teschio della Brigade Sud 1985
C’est si bon. Lo sapeva Henri Betti, gustandosi i tempi dorati dei quattro scudetti, alzando le mani disegnando note nel suo caldo studio, chiudendole in gioiosi pugni davanti agli stacchi di testa di Pancho Gonzales, vero dominatore dello Stade du Ray nel primo dopoguerra. C’est si bon. Lo ripete oggi, nella stessa casa del grande compositore, il suo diretto nipote. Anche lui allattato dalla Nizza antica, dalla gradinata sud popolare. Anche lui compositore di una storia magnifica.

Alexy Bosetti è, a tutti gli effetti, una leggenda moderna, di quelle rare, rarissime. Classe 1993, esterno dalla grandi doti tecniche, dal talento impressionante quanto la sregolatezza caratteriale. 

l'aquila nizzarda sul cuore
La sua genesi è quella del tipico nizzardo: anni a sostenere l’unica pezza che lo rappresentasse e rappresenti tuttora veramente, quella della Brigade Sud 1985. Anni di lotte per le strade, di sciarpe rubate, di cappucci tenuti alti a mascherare l’identità. Anni di trasferte a Marsiglia, Bastia, Monaco. 

Anni di calcio giocato sì, ma soprattutto tifato.

Una leggenda colorata da tatuaggi chiari, forti. Segnali, avvertimenti inequivocabili sulla pelle. L’aquila de “Le GYM” fissa, sul cuore, ad osservare chiunque con occhi orgogliosi; il teschio sulla spalla, compagno di mille tafferugli, di viaggi in traghetto, di delusioni nella cadetteria francese.

Leggenda che non sarebbe tale se privata del più incredibile risvolto. La convocazione, l’esordio di questa duttile ala dal fumogeno nel sottoscarpa  ed il borsone in spalla.

20 maggio 2012, ecco la data che mai dimenticherà il nipote d’Henri Betti. Una lavagnetta luminosa alzata, pronta a completare il suo mito. L’ingresso in campo, la Sud del popolo emozionata, quasi più di lui.

Un figlio prediletto, un fratello, improvvisamente in calzoncini e con l’aquila, quella ricamata, quella sacra, ormai completamente fusa con il suo cuore.

il drappo rossonero dopo la finale under 20
Solo tre anni fa ha inizio, a tutti gli effetti, la carriera di un ragazzo che dichiara oggi, per la centesima volta, che non giocherà mai per un altro club francese. Un ragazzo manifesto, che porta ideali di una città intera nei prati verdi d'oltralpe, del globo. Un ragazzo che accende tante polemiche tra i media quante risse dopo il calcio d'inizio. Un ragazzo che, dopo aver vinto il mondiale under 20, ha festeggiato incoscientemente, snobbando il galletto e il tricolore, coprendosi con il vessillo teschiato dei suoi veri eroi, della sua unica patria. Un ragazzo che lancia ancora i cori a squarciagola. Un ragazzo fiero. Un ragazzo nizzardo.

C’est si bon, direbbe Henri Betti allo Stade du Ray osservando suo nipote. C’est si bon, Alexy, c’est si bon.




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