sabato 8 febbraio 2014

MAGARI. MAGARI NO. IL CALCIO A SOCHI, FAVOLA RIFIUTATA.

di Gianmarco Pacione (clicca qui per seguirci su FB)
"Noi lo abbiamo rifiutato"

Le immagini in rete girano vorticosamente. Un impietoso disastro: scheletri d'alberghi che faticano a reggersi in piedi, bagni comuni, stanze imbarazzanti che regalano insicurezze ad ogni colpo d'occhio, sottopassaggi allagati.

Olimpiadi invernali, inverno organizzativo inoltrato.

Sochi si fa osservare, sbeffeggiare. Non è la prima volta.

I coraggiosi per eccellenza. Tifosi dello Zhemchuzhina.
Lasciamo sci, bob e slittini nello sgabuzzino, là, impolverati. Il fùtbol respira anche in questa terra di pochi. O meglio, boccheggia, annaspa. La respirazione bocca a bocca, però, non è affare di Pamela Anderson o di banchieri assennati.

Ah, i russi arricchiti, specie quasi carnevalesca, simpaticamente scellerata.

Fondare una squadra dandole il nome del proprio hotel. A Sochi fila tutto liscio nel lontano 1991, nevica sui monti, nessuno tifa, sfilano sul Mar Nero bikini cosacchi, il calcio non alza la mano all'appello. Lo Zhemchuzhina è la perla del lungomare, albergo prepotente quanto il suo proprietario. Chissà le circostanze. Un party privato, una vodka di troppo, una sciata noiosa...e riecco l'albergatore fenomeno: "Sapete che faccio? Porto il calcio a Sochi.". La sua perla trasfigurata in undici improbabili calciatori d'arancio vestiti.


Lo stemma dello Zhemchuzhina.
Da quel momento in poi montagne russe. Promozioni, campionati discreti, 2003, fallimento, nulla. Nasce il Sochi-04, nulla. 2007, rinascita dello Zhemchuzhina, speranze. 2011, eventi inspiegabili, società dichiarata fallita dai media, consapevolezze. 2012, evoluzione, cambia il nome in "perla del minerale", ah però. 2013, nascita dello Sparta, fallimento d'entrambe, oblio.

Ok, ora è tutto fermo, la testa gira ancora.  Tra virgole e date una marea di uomini locali importanti, intenti a giochicchiare con una società vuota, barattolo senza fondo e tappo.

L'apice nel febbraio 2010.Centro di Mosca. Un Sergei qualunque si muove stanco, al volante della sua borbottante utilitaria. Solito tragitto, l'industria abbandonata lì, sulla destra. La fermata dell'autobus subito dopo la fioreria. Una controllata al gagliardetto del Cska appeso allo specchietto. Il sottopassaggio con la pubblicità della Coca Co...

Un lampo nell'occhio di Sergei. La sua reazione. "Cazzo fanno questi?". David Beckham a fissarlo, David Beckham a voltargli le spalle. Denominatore comune lo scudetto delle perle di Sochi, affiancato alla frase "NOI LO ABBIAMO RIFIUTATO".

Sergei non capisce. "Perchè una pubblicità dello Zhemchuzhina a Mosca? Fanno vomitare, perchè hanno rifiutato Beckham? Ma soprattutto, che cosa dovrei farmene di questa stronzata?".

L'altro cartellone affisso a Mosca.
Da diversi giorni vede pagine intere, nei giornali sportivi più importanti, dedicate allo Zhemchuzhina, vede video celebrativi in tv, sa che sta uscendo un libro del suo giornalista preferito proprio sugli arancioni di Sochi.

"Boriosi deficienti, stanno cercando di sembrare i re del mondo. Tra poco penseranno di vincere la Champions League solo perchè si mettono in mostra come prostitute. Falliranno ancora, avranno sì e no altri due anni di vita. Idioti esaltati dalle Olimpiadi.".

La trovata, però, desta scalpore. Milov, il presidente dell'epoca, dice di non sapere nulla di Beckham e tantomeno dei cartelloni pubblicitari. Geniale bugiardo. Lo Zhemchuzhina sembra fare sul serio, squilla ai portoni delle grandi di Russia. Lo fa lasciando volantini alla porta per poi fuggire nell'ombra.

Hotel di Sochi, uno dei bagni.
Lo "Spice boy" viene punto a distanza dalla notizia, non troppo infastidito lascia passare. "Cazzo vogliono questi", avrà pensato, ricalcando il tono di Sergei, riparato nella Venice losangelina da limousine e Dom Perignon.

Unici galvanizzati i fedelissimi del Central Stadium. Con un pensiero alle Olimpiadi ed uno alla loro squadra del cuore. Perchè un tifoso è sempre un tifoso, ottuso sognatore. E se rifiuti Beckham sai già che avrai Cristiano Ronaldo, e se ci sono una marea di soldi nelle casse dei tuoi proprietari, sai già che farai piangere Sergei e tutti gli altri.

Favole. Incubi.

Magari, ora, il capo curva dell'epoca sta ripavimentando la hall dell'hotel Zhemchuzhina, lo sbandieratore sta montando il wi-fi in un altro albergo, il giovane con la passione per gli scontri sta avvitando le tavolette dei cessi, il vecchio cantastorie, inesauribile bacino aneddotico, sta sistemando i climatizzatori, il brizzolato sempre a petto nudo, in casa e in trasferta, a 10 e -20 gradi,  controlla la qualità dell'acqua.

Magari sono tutti incazzati perchè non possono più amare la propria squadra e, per dimostrarlo, sabotano senza sosta questi giochi. Magari, ogni momento, ripensano all'anno in cui avrebbero potuto vedere da vicino il gel del grande David. Magari gli alberghi fanno cagare per questo. Magari. Magari no.

Un po' come la storia dell'Fc Zhemchuzhina di Sochi: magari. Magari no.



        

 

  

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