Quanto può valere una notte? Chissà
quanti di noi si sono posti, una volta nella vita, un interrogativo
simile. Giacomo Cipriani forse è uno che a questa domanda non
troverà mai risposta. Il suo nome dice poco o niente a molti
distratti spettatori di questo gioco. Eppure la sua parabola
rappresenta il calcio nella sua più disarmante purezza: Dio per una
notte, esule abbandonato al proprio destino per tutto il resto della
carriera. Anni a venire bui, sfortunati, nessuna rendita per chi ha
toccato la gloria troppo presto. Quanto può valere una notte?
Giacomo Cipriani, anche se forse non saprebbe rispondere,
probabilmente a riguardo potrebbe insegnarci molto. Perché lui, Dio
di una città lo è stato proprio per una notte: intensa, viva,
surreale, commovente.
Cipriani oggi, trentaduenne, al Benevento. |
Andiamo a ritroso fino all'ottobre del
1999: Giacomo Cipriani esordisce con la maglia della sua città, la
maglia rossoblù del Bologna con la quale è cresciuto, e si inventa
un gol che strappa applausi a chi se ne sta sugli spalti e a chi
guarda la partita dalle televisioni: è il momentaneo 2-1 sullo Zenit
di San Pietroburgo (lontana parente della squadra che negli ultimi
anni è tornata alla ribalta nel calcio europeo). La parità, nel
finale, verrà riacciuffata dai russi: finirà 2-2. Il filo rosso che
parte dal gol del baby Cipriani passa anche di qui, da una zona
Cesarini come tante.
Cipriani, con il Bologna, collezionerà nella sua carriera sessantasei presenze in campionato (segnando in totale nove reti) |
E poi, purtroppo, arriva il 9 febbraio
2001. Niccolò Galli, figlio del celebre Giovanni e amico fraterno
del giovane Giacomo, cade vittima di un incidente stradale di ritorno
da un allenamento del Bologna. Il mondo del calcio china il capo e
piange la vittima di un ingiusto destino: anche il dramma renderà
quella del 17 febbraio dello stesso anno una serata speciale. Una
serata indimenticabile, figlia di un copione tanto magistralmente
crudele da sembrare perfetto per una storia, per un film, per un
canto, tanto crudele da far venire la pelle d'oca ancora oggi, dodici
anni dopo. Il filo rosso diventa ancor più rosso e continua a
tendersi, passando sui cuori spezzati e sui magoni di un intero paese
di madri e padri commossi.
Lo stesso filo, finalmente, giungerà
ad annodarsi al suo capolinea poco più di una settimana dopo. Il
Bologna gioca a San Siro contro il Milan. Giocare al Meazza non è
mai come giocare una partita normale: lo sanno tutti, figurarsi i
calciatori. Se sei giovane, poi, tutto diventa ancor più
straordinario. Se cerchi di emergere, se cerchi di dimostrare che
quella è la tua piazza e che puoi giocartela alla pari con tutti
allora il confine fra anonimato e leggenda diventa di minuto in
minuto sempre più sottile. Se hai appena perso il tuo amico, se
l'hai perso in quel modo, se devi cacciare in fondo alla tua anima
smarrimento e rabbia per riuscire a sopravvivere sull'erba verde e
sacra e tanto sognata, se devi affrontare tutto questo San Siro può
esserti fatale. Giacomo, però, quella notte la vivrà solleticando
la barba del Diavolo e accarezzando i piedi di Dio.
Farne la cronaca sarebbe superfluo,
deleterio. Ciò che serve sapere è che Cipriani segna due reti.
Diventa il tenore della Scala del Calcio, scalda la voce, lui,
giovane spaesato con il cuore spezzato, lui, giovane sbarbato che
tutti avrebbero pensato solo come un impacciato invitato al ballo delle
debuttanti. Sempre lui, invece, con la testa alta e il cuore grande
di chi è giovane e umilmente sfrontato, prende per mano la sua dama
rossoblù e la guida in un inarrestabile valzer d'emozioni: come un
maestro, un navigato professionista, si carica sulle spalle i silenzi
e le diffidenze di chi assiste e le tramuta in applausi e sentimenti
di paura e stupore. Giacomo, il bravo ragazzo, si cuce addosso il
ruolo di protagonista di una serata strana e folle fino in fondo.
Perché proprio in fondo, poco prima che i riflettori si spengano,
Sala acciuffa il 3-3 finale salvando i rossoneri da una sconfitta
bruciante. Eccolo qui, il filo rosso: ancora una volta nei minuti
finali, Cipriani viene riportato a terra dopo aver svolazzato libero
e (quasi) felice sopra i nasi rivolti all'insù di chi vedeva in lui
il futuro del calcio italiano.
Un incredulo Cipriani nella magica notte di San Siro, dopo la seconda rete (foto: RAI) |
Eccola qui, la fugace ma splendida
parabola di Giacomo Cipriani, l'acme raggiunto fra le mastodontiche
mura di San Siro in una sera più speciale di tutte le altre. Il
piede e la testa a firmare orgogliosi un racconto in cui calcio e
amicizia, morte e vita, gioia e tristezza si intrecciano fino ad
annodarsi, insieme, per divenire realtà unica, pulsante,
emozionante. Ecco quanto può valere una notte: una vita intera o,
almeno, tutta la luce di una giovane stella.
Gian Maria Campedelli
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