Il tremendo sfregio al monumento in onore di Gigi Meroni |
“FORZA JUVE”. Chissà cos’avrà pensato la farfalla granata
guardando da lassù. Codardi dissacratori. Solo l’oscurità della notte poteva
avvolgere tali esempi di spietata ignoranza. “FORZA JUVE”, sul bianco granito, sulla casa del suo mito, scritta
penosa.
“Per noi è una partita come le altre, niente di più...”,
introduceva così il derby Stephan Lichtsteiner. Nulla da invidiare allo juventino
medio. Pare annebbi il cervello la costante imbattibilità. Annebbia più di tutto il
cuore.
Due sfregi che vanno di pari passo. L’immagine di un'inarrivabile
leggenda calpestata, l’etereo ideale di uno scontro senza tempo totalmente cancellato.
Basta poco. Eppure quegl’idioti incappucciati se la staranno ridendo, già, la
loro bravata ha portato i frutti desiderati. Meroni scherzato, la partita
vinta, lo scudetto sempre più vicino, i loro campioni con le creste tirate a lucido
nonostante la pioggia. Soddisfazioni. Piaceri per chi poco sa.
Gigi Meroni |
Nostalgia. Si, nostalgia, voglia di vedere il 7 granata
puntare, danzare su quei polpacci scoperti dai calzettoni abbassati, come un
fiore appena sbocciato; dominare incontrastato la fascia, cadere dolcemente per
poi levitare nel Comunale contemplatore. Voglia di poter chiudere le bocche
aperte degl’iconoclasti di corso Re Umberto. Immane desiderio di riportare loro
ed il terzino svizzero indietro nel tempo. Avanti Stephan, prendi la targa a
quel baffone diverso rispetto agli altri 21 in campo. Già, perché se puoi
atteggiarti a re del mondo in giro per lo Stivale, nelle pubblicità, negli stadi, è
solo grazie a Gigi. Sei il semplice figlio viziato della creatività. Nient’altro
che uno dei tanti di questo calcio che non hanno più un’identità, un volto
preciso, se non quello del conformismo. Dipingeva Meroni, realizzava vestiti,
addomesticava galline, conviveva con una donna separata. Personalità, unicità. Ben
distante da chi veste Dolce & Gabbana o accumula frasi banali e ripetitive
davanti a microfoni gracchianti stupide sentenze.
Lo sfregio a Meroni è un chiaro segnale. La ribalta di chi
segue il calcio da una manciata d'anni, senza il minimo senno, con un'imbarazzante presunzione. I riflettori puntati sull’esemplare
di nuovo, piccolo tifoso plasmato da ore di programmi spazzatura, dalla volontà
di creare automi, incassi viventi. Semplici ingranaggi di un meccanismo
monetario e ben poco umano. “Tifosi” con i controller in mano, pronti ad
azionare i loro robot dal fisico statuario.
Meroni ed un suo abito |
Perché la differenza tra Meroni e Lichtsteiner è proprio
questa: il primo erede di se stesso, delle passioni, della vita, creatore di
mode e simbolo magico, plasmatore del gioco che tanto amiamo; il secondo
artificioso modello preso in prestito da qualche copertina di For Men,
fastidioso provocatore, conformato borioso dal capello ingellato, studiato
esperimento dei laboratori del calcio moderno.
Chi produce, chi viene prodotto.
Saranno andati allo stadio, oggi, i delinquenti bianconeri?
Avranno alzato la coreografia pagata dalla Tim nella scorsa partita allo
Juventus Stadium? A noi non è dato saperlo. A me, semplice appassionato e
tifoso esterno a questa rivalità, non resta che consigliare loro e, perché no, anche al terzino
destro che tanto acclamano, d’andare a rivedere il derby giocato la domenica
seguente al tragico impatto con la morte del “Calimero” granata.
Combin (palla in mano) e Carelli dopo l'impresa del derby |
22 ottobre 1967. Prima del calcio d’inizio un elicottero
lascia cadere dei fiori sul campo. Immediatamente tutti i petali vengono raccolti sulla fascia della “Farfalla”,
pronta a scivolare tra di essi, nell’immaginario collettivo. Proprio come aveva fatto la
settimana precedente con gli avversari, proprio come non farà mai più. Le ali che
battono. Comunale totalmente ammutolito. Bianconeri, granata. Rispetto di raro
valore. 0-4 Torino. Tripletta del grande amico di Gigi, l’argentino Nestor
Combin. Gol di Carelli. Anzi no, gol della maglia numero 7, quella che vestiva in onore del suo compagno tragicamente scomparso. Gol dell'impresa. Gol del derby. Gol
del calcio. Gol dimenticato.
le reti del fiabesco 0-4
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