di Gianmarco Pacione (clicca qui per seguirci su Facebook)
"In questo mondo corrotto e marcio Noi giochiamo il Vero Calcio" |
La mia infanzia ha avuto sempre una simpatica
caratteristica: in qualunque posto andassi in vacanza con i miei genitori, dai
Caraibi (magari) alla periferia biellese, riuscivo ad imbattermi in qualche
personaggio legato al mondo del calcio. Ancora oggi dubito di certe mistiche
visioni. Carobbio in un bar sulla spiaggia (probabilmente nei pressi di qualche
centro scommesse), Delio Rossi intento a prendere il sole crivellando senza
sosta l’immancabile gomma da masticare, il biondo Laursen, concentrato sulla tonno
e cipolla appena ricevuta, che immortala il suo autografo con residui di
pomodoro.
Vita d’incroci straordinari. Incroci che mi portano a
parlare di un giovane ragazzo di Napoli. No, non ho incontrato Lorenzo Insigne
in qualche night club, tranquilli.
Dario, il Quartograd ed il vero calcio |
Dario Paone non è un fuoriclasse, non è nemmeno un giocatore
a dirla tutta. È uno di noi, è un tifoso, è un sognatore, è, a modo suo, il
calcio.
Conoscenza casuale la nostra, coltivata quasi in vista di
questo momento, segnata a fuoco da una smodata passione per la pelota ed il
mondo delle gradinate.
Oggi Dario è il vicepresidente di uno dei club più
affascinanti di tutta Italia. Potete calmarvi anche qui: Inter, Milan, il suo
amato Napoli e compagnia bella li lasciamo un attimo da parte. Il campanello di
casa Paone recita infatti una scritta che di tutto sa meno che del grande
calcio: “sede ufficiale dell’ASD Quartograd”.
Romanticherie moderne. Proprio Quarto, uno dei tanti
tasselli abitativi flegrei, da un anno a questa parte ribolle di passione per
questa squadra di terza categoria. Mi scuso, definirla solamente squadra è molto
limitativo. Nei pressi dello stadio Comunale di via Dante Alighieri si assiste
difatti, settimana dopo settimana, ad un inesorabile movimento sociale. Manifesti,
canti, dibattiti e torce. Operai e calciatori, figli e tifosi. Uomini.
Stemma della società |
L’ASD Quartograd è una delle poche, pochissime società (basta una mano per contarle), fondate e coltivate secondo i principi dell’azionariato
popolare.
Ora, sgranate bene gli occhi e uscite dagli schemi del
calcio moderno.
Autofinanziamento. Giocatori che pagano per calcare prati (nel
migliore dei casi), terriccio, fango. Dinamiche d’aggregazione che trovano
precedenti solo in altre epoche, vero e proprio sfregio alla viscida e grigia
società attuale.
Tipico manifesto prepartita |
Volontari, tifosi che non si risparmiano in donazioni e
cori. Tornei organizzati contro qualsiasi forma di fascismo e razzismo, lo spassionato e bisognoso abbraccio
di un calcio incontaminato alla vita.
È così facile meravigliarsi di fronte a ciò che è più
semplice. Entusiasmo chiama entusiasmo, calcio vero chiama tifo vero. Ed ecco assistere,
domenica dopo domenica, nelle immediate vicinanze della pezza “Nostalgia
canaglia”, ad un’irradiante esplosione di colori, sorrisi, genuinità.
“In questo mondo corrotto e marcio Noi giochiamo il Vero
Calcio”. Così gli eroi di Quarto dichiarano il loro amore, così accrescono una
piccolissima crepa nell’enorme muro del pianto e della banalità creato dai vari
Maroni, diritti tv e Abete di sorta.
Cercano di riesumare quel calcio perso nel tempo, ci stanno
riuscendo nel migliore dei modi. Un popolo in marcia, capace d’agguantare una
promozione storica nel primo anno d’attività. Imbattuti, in campo e nelle
proprie case, portatori sani di fratellanze saldate tra loro dagli anticipi
di De Vivo, dalle disposizioni di mister Amazzini, dalle giocate di Di
Digennaro e dai boati del popolo azzurro granata.
Tifosi presenti contro la Fulgor |
Nell’ultima partita, fondamentale, contro la Fulgor Marano, erano in mille a gremire la tribuna. Si, mille persone festanti
per una gara di terza categoria. Episodio inimmaginabile, difficilmente
riscontrabile in quasi tutte le serie superiori (i nobili
baroni dell’elite calcistica farebbero carte false per avere tanti
fedelissimi).
Il resto è un copione già scritto dalla solita, inarrivabile penna creativa del destino:
il gol decisivo del pareggio all’ultimo secondo, l’impresa che diventa realtà
dopo la più classica e profonda delle sofferenze per quasi un tempo intero.
Colpo d'occhio dei ragazzi di Quarto |
In tutto questo lo sguardo di Dario sarà sicuramente stato
sempre lo stesso, quello visionario che lo accompagna dal principio di questa
scalata, dalla prima muta di completini d’allenamento ordinata, dalla prima storica esultanza a Montemare, dal primo coro lanciato. Dice che il suo può sembrare un progetto
utopico, quasi timoroso di risultare compiaciuto. Certo, utopico per chi non ha
l’innata capacità di sognare. Ma a quanto pare i ragazzi di Quarto sono proprio
come Dario e, come loro siamo noi: ultimi baluardi di valori insabbiati,
restauratori di polverosi codici d’onore, eterni passionali ed innamorati di
quella palla che schizza tra mille corpi per poi insaccarsi in rete, meglio se a
recupero scaduto.
E allora avanti Dario, avanti Quartograd, avanti Quarto. Continuate
a lottare, continuate ad ispirare, continuate a marciare nei desolati campi del
calcio moderno. Chi ha cuore si unirà a voi, chi è uomo giocherà e canterà al
vostro fianco.
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