venerdì 7 novembre 2014

INSEGNACI A VESTIRE, GABOR KIRALY

di Gianmarco Pacione (per seguirci su FB clicca qui)

Buffo confronto estetico. Kiraly in uscita bassa su Cristiano Ronaldo. 

Pantalone grigio e maglia blu, pantalone grigio e maglia rossa, pantalone grigio e maglia grigia: il primo addendo non cambia mai, dall'Herta al Crystal Palace, dal Monaco 1860 al Fulham.  


Una cascata di grigio in maglia Crystal Palace.
Gabor Kiraly veste nuvoloso dal 1996. Le sue gambe promettono pioggia da quella lontana stagione in maglia Szombathely (dove esordì come professionista): vent'anni di tuta lunga, in eccesso d'un paio di taglie, coraggiosamente nascosta in calzettoni girati all'infinito.

Non l'ha mai fatto per soldi o scommessa, non c'è sponsor o retribuzione a cinque cifre; l'unica ragione è la scaramanzia, pura e semplice cabala, madre d'uno dei più grandi capolavori estetici del calcio moderno.

Un canto contro qualsiasi settimana della moda, una smanacciata alle passerelle ed ai paparazzi, un'uscita incosciente, con il doppio pugno, su gran parte dei suoi colleghi: boriosi vip da club di tendenza, ipnotizzati in campo nell'ammirare i propri scarpini stellati. 

Anti-modaiolo, anti-Mirante.

Gabor sta bene così, come un saggio nonno a suo agio tra i pali, ippopotamo fluttuante in quel pigiamone che copre forme un po' troppo tonde. Ha sempre avuto pochi desideri il gigante magiaro: non subire reti, affogare la fame in cibi locali e snobbare completamente i mantra di Versace e soci. 

In breve tempo è diventato un personaggio di culto, un'icona nobilmente kitsch.

Ed è così che cantano per lui i Lilywhites: "Balla il tuo valzer, pesante ballerino dai guantoni ruvidi. Fallo, a 38 anni, nel nostro affascinante Craven Cottage; eclissa, con quell'immarcescibile pantalone, ogni riflesso dell'azzurro Tamigi.".

Urlano a squarciagola con le braccia larghe, in piedi tra seggiolini di legno antico, mandando al diavolo tradizione e bellezza.

"Insegnaci a vestire, stilista dell'area piccola!".        

  

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