giovedì 18 dicembre 2014

"LA STIRPE DEL DRAGO", POESIA D'UN OPERAIO TERNANO

di Gianmarco Pacione (se vuoi seguirci su FB clicca qui)


Ho conosciuto un operaio ternano, abbonato in Curva Est da quando ha salutato il suo ultimo dente da latte. Mi ha spiegato una parola, non da vocabolarista, ma da tifoso.

"La fascinazione -mi ha detto- tu non puoi immaginare cosa sia.".

Ternana '78-'79
Mentre mi parlava sfiorava una sciarpa con le dita, c'era scritto "MENTI PERDUTE"; nell'altra mano teneva una sigaretta stanca d'essere accesa.

"Dovresti venire al Liberati, dovresti crescere in questa città per capire.".

Gli ho chiesto cosa intendesse, mi ha risposto con una poesia involontaria, alzando il tono quasi fosse un coro a ripetere, quasi avesse un megafono in mano.

"Noi siamo i rosso-verdi. Due colori inusuali, il rosso ed il verde, falli baciare verticalmente ed osservali in campo: non riuscirai più a staccare gli occhi.

Noi siamo le Viverne, noi siamo il drago di Thyrus. Quello che abbiamo qui, sul cuore, al centro dello stemma, è figlio d'una delle più radicate leggende ternane. Negli angoli delle fabbriche, gli anziani narrano ancora oggi di quell'essere alato dall'alito mefitico. Seminatore di morte, creatura terrorizzante: semplice metafora della malaria, piaga che per secoli ha accompagnato a braccetto i nostri antenati. Lo portiamo sul cuore, per ricordare le origini, per incutere timore.

Sergio Tonini, la prima Fera.
Noi siamo le Fere. In umbro vuol dire "bestie, belve". Bastò un uomo per renderci così: era il '64, Sergio Tonini lottava, sgomitava, caricava i compagni, impauriva ogni singolo difensore della serie C. Mio padre lo amava, si ricorda ancora quel giorno, quando tutto il pubblico, all'ennesimo naso rotto, all'ennesimo gol segnato, cominciò ad urlare "FERE! FERE! FERE!"."

Ho lasciato così l'operaio di Terni: accarezzava la sciarpa rosso-verde, guardando il cielo ingrigito dalle vicine ciminiere. La sigaretta era spenta, a terra. Le sue braccia erano al cielo, si muovevano a ritmo, seguendo le labbra: "FERE, FERE, FERE", diceva silenzioso, per tenere stretto ogni segreto, per tenere sua la fascinazione del futbol.

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