martedì 1 settembre 2015

FOOTBALL VIAGGIATORE: UN LIVORNESE A DERRY.

di Gianmarco Pacione (per seguirci su fb clicca qui)

Alessandro con sciarpa e maglia del Derry City FC

Da Livorno a Derry, passando per un’adolescenza che sento tanto, troppo mia: troppo nostra. 

La scappatella estiva di Alessandro Colombini mi ha prima fatto sorridere superficialmente, lo ammetto: “Dall’Italia all’Irlanda del Nord per Football Manager” titolava uno sbigottito Mirror pochi giorni fa, tuonando curiosità in mezzo all’usuale tormenta d’avariato calciomercato.

5mila chilometri per conoscere i propri beniamini da tastiera, quegli eroi raccolti dai bassifondi di Prima Divisione irlandese e portati ai vertici del mondo fanta-manageriale: impresa titanica e squilibrata.  

Maglia regalata dal Derry FC
Fine delle risate, momento di riflessione. Derry City FC, Derry, ma perché proprio Derry? L’unica nozione storica, impigliata in qualche neurone datato, mi rimanda al Bloody Sunday del 1972: nulla di più distante da Football Manager e da uno sbarbato 19enne livornese. Equazione apparentemente irrisolvibile, eppure Facebook allarga le braccia e mi viene incontro dopo una manciata di digitazioni. 

Non servono nemmeno le presentazioni di rito. Io ed Alessandro, in fondo, già ci conosciamo, anzi, Alessandro conosce già tutti noi. Discutiamo di fùtbol di provincia, del calcio sociologico, del pallone che dipinge società e cultura, che illumina case e vie. Alessandro è uno dei nostri e, come tale, a Derry non c’è finito per un’esotica scelta da pc: ce lo spiega affrescando la sua giovane eppure profonda cultura calcistica, lo fa seduto sul nostro divano immaginario, incorniciato da usurati gagliardetti appesi al muro. 


Identifichiamoti subito, manco fossimo un biglietto nominale: nome, cognome, cap, occupazione…

“Mi chiamo Alessandro Colombini, 19 anni da Livorno (e fin qui sembra Uomini e Donne). Ho appena finito un liceo classico (tesina sul goal di Jurgen Sparwasser in Germania Ovest 0-1 Germania Est) e il prossimo anno inizia la vita da pendolare per andare a studiare storia all'Università di Pisa.”

I pilastri portanti del tuo football? 

“Tifo Livorno dopo una defiance giovanile che mi ha portato ad appassionarmi alla Fiorentina: ora sono guarito. Giocatore del cuore Federico Dionisi, commovente. Ho una forte simpatia anche per il Nottingham Forest.”

Federico Dionisi, per davvero, qui a Parterre siamo emozionati. Parlaci dei tuoi primi passi nel tempio sacro del dio fùtbol.  

“Ho deciso di appassionarmi ad un certo tipo di calcio quando fin da piccolo sentivo un conflitto interno. Tutto è partito come se fosse una sfida personale: ritengo me stesso una persona e una personalità molto critica, nella maggioranza dei casi sono “fuori” e “contro” le passioni che coinvolgono ed incendiano le grandi masse. 
Questo mio folle amore per il calcio non me lo riuscivo proprio a spiegare. 
Se da un lato impazzivo vedendo Francesco Toldo, primo grande amore calcistico, che volava a togliere il pallone dall'incrocio dei pali, dall'altro non sapevo proprio come difendermi da quelli che mi accusavano di “farmi distrarre dai veri problemi”, di “regalare soldi a ragazzi viziati ricchi oltre ogni limite della decenza umana” e di “essere complice di un sistema corrotto e marcio”. 
Non sapevo come difendermi perché sapevo che avevano ragione, però non se ne parlava neanche di rinunciare a Toldo. 
La soluzione fu semplice: prendere le distanze da quel calcio pur continuando ad amarlo. 
Da quel momento iniziò un valzer tra uomini meravigliosi e pazzi scatenati, tutti avevano in comune tre cose: uno, non mi distraevano dai veri problemi (anzi, nella maggior parte dei casi li combattevano anche loro), due, non erano ragazzi viziati e ricchi oltre ogni limite della decenza umana e tre, non mi rendevano parte di un sistema corrotto e marcio.
Il Brandywell Stadium di Derry (scatto di Alessandro)
Da lì ho iniziato a scrivere collaborando con un sacco di siti, fino ad arrivare ad aprire un mio blog: "Minuto Settantotto", che si rifà al minuto nel quale Sparwasser umiliò la Germania Ovest. Ovvero, il minuto in cui il comunismo vinse sul capitalismo.”

Un percorso netto nel nostro universo, impreziosito dalla ricercata chicca della trasferta nordirlandese: abbiamo capito, ormai, che non può trattarsi solo di Football Manager…

“No, per niente. Il contesto irlandese è una tematica che mi ha sempre appassionato, sia sul fronte Belfast (Sands) che Derry (Bloody Sunday). Grazie a dei contatti su Facebook ho scoperto questo folle squadra che è il Derry City e, prima me ne sono innamorato dal punto di vista politico-ideologico, poi da quello calcistico grazie a Football Manager.”

Equazione risolta, con inaspettato successo, aggiungerei. Chapeau: altroché malato di calcio da tastiera…Ora, svelato il mistero, raccontaci: questo viaggio com’è stato? 

“Forse deluderò i milioni di groupies maschi che mi idolatrano dopo la vicenda: NON sono andato in Irlanda solo per l'autografo, è scontato ma in molti siti non è riportata per bene la vicenda e questo aspetto non è sottolineato. Siamo partiti in 4 con una prima tappa a Dublino (4 giorni), poi Derry (3 giorni) e poi Belfast (2 giorni). Ho chiesto gentilmente ai miei amici di includere nel viaggio anche una capatina a Derry per vedere la partita. Poi il fatto che ci siamo trovati davanti una città meravigliosa è un altro paio di maniche.”

Città meravigliosa o febbre acuta da football nordirlandese?

La firma di McEleney
“Un po’ entrambe: grazie a delle conoscenze ci hanno fatto da Cicerone dei ragazzi del posto (principalmente Shaun e Caolan) per il primo giorno e il secondo siamo andati alla partita tutti insieme. L'atmosfera a livello di tifo è stata un pochino deludente, lo ammetto, ma sicuramente era dovuto agli scarsi risultati della squadra in campionato e in quella partita (0-0 contro l'ultima in classifica; il Derry era penultimo, ora è risalito), infatti l'unico coro era un invito all'esimio allenatore di levarsi dal cazzo il prima possibile. Dopo la partita grazie ad uno di questi ragazzi siamo riusciti ad entrare nello spazio subito fuori lo spogliatoio incontrando così i giocatori che ci hanno gentilmente autografato di tutto e regalato due magliette da allenamento. Erano tutti un po’ sbigottiti, specie McEleney quando ha firmato i suoi dati di FM…”

Ed in cantiere, oltre alla tappa di Derry c’è anche qualcos’altro. Qualcosa di molto, molto interessante. 

“Si chiamerà "Strikers" e verrà pubblicato da Urbone Publishing verso inizio gennaio (speriamo di farcela per Natale!). Il titolo è emblematico dato che strikers rimanda ovviamente all'aspetto calcistico ("attaccante") ma anche agli hunger strikers, uno dei più celebri Bobby Sands. Sarà un libro che parla a 360 gradi dello stretto legame tra politica, calcio e religione in Irlanda del nord passando dal pullman del Ballymena bruciato dai tifosi del Derry al Belfast Celtic, la migliore squadra che non avete mai visto giocare, dal Bloody Sunday alle minacce di morte dell'IRA a George Best.”



Noi di Parterre saremo senza dubbio tra i primi ad ordinarlo, le premesse sono delle più promettenti. Bravo Alessandro, veramente, e grazie per aver condiviso e giustificato la tua finta follia estiva. Un autoritratto ironico e mai banale: come il fùtbol che piace a noi. 



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