sabato 2 gennaio 2016

FIAMME DI CALCIO: LA TRADIZIONE DEL SEPAK BOLA API

di Gianmarco Pacione (per seguirci su fb clicca qui)

Un giocatore di Sepak Bola Api intento a calciare



Esiste una tradizione che, anno dopo anno, illumina flebilmente il mosaico insulare indonesiano.
Piedi bruciacchiati, vestiti grondanti di sudore, fuoco guizzante: si presenta così, agli occhi d'un profano qualsiasi, il Sepak Bola Api.

Bisogna navigare a vista tra le 17507 isole della Repubblica d'Indonesia, un tempo governate dai Paesi Bassi, per scovare questa disciplina aggrappata agli usurati spartiti del folclore e della religione.
Una fase di gioco
La zona maggiormente interessata è quella meridionale, corrispondente ai centri di Yogyakarta, Bogor e Tasikmalaya: pulsanti focolai musulmani e sedi di scuole religiose. Proprio all'interno di queste strutture si fronteggiano, allo scadere dell'annuale Ramadan, i partecipanti del "Calcio Infuocato".

Prima di farlo, però, trascorrono tutti 21 giorni d'ossessiva preparazione spirituale e fisica: una sorta di lungo ritiro autoimposto.

In queste tre settimane recitano maniacalmente delle speciali preghiere, evitando di mangiare cibi cucinati utilizzando il fuoco. Una notte ed un giorno senza dormire sono poi l'ultimo capitolo dell'affascinante marcia verso il grande evento: cammino che conduce i giocatori all'immunità (o presunta tale) da qualsiasi contatto con il fuoco.

Le squadre sono dunque formate da religiosi del luogo, solitamente divise nel classico scontro "giovani contro vecchi". Non esiste un numero definito di giocatori in campo, può variare da un calcetto tipico (5vs5), ad un allargato 11 contro 11 (molto raro), tutto dipende dalla disponibilità d'atleti.
I palloni di cuoio sono rimpiazzati, come prevedibile, da gusci di cocco immersi nel kerosene: c'è chi dice vengano fatti impregnare per settimane, chi per alcune ore. Conclusi gli ultimi canti prepartita, le squadre si dispongono in un campo minuziosamente preparato nelle sue peculiari particolarità: dalle porte in legno costruite a mano, al centrocampo disegnato e raffigurante simboli religiosi.

Un'uscita in presa bassa
Centinaia di persone affollano i margini del sabbioso teatro di gioco: tutti pronti ad osservare, meravigliati, la bollente sfera che fende l'aria; tutti ipnotizzati dall'infuocato cocco che sfugge, per qualche minuto, alla scura notte indonesiana, come una piccola stella cadente.

Alla pianta del piede i più temerari associano anche l'uso del dorso o del collo pieno; altri non temono il duello aereo, cercando la sfera con la testa. Ai portieri va poi il delicato compito di bloccare, a mani nude, proiettili infiammati.

Così si accende il Sepak Bola Api, così sgorga il sudore dai corpi accaldati di religiosi calciatori.
Una notte indonesiana come tante, una notte di football singolare e rovente.

Il Calcio che ci piace, alla fine, è proprio questo: incontaminato rito dal morbido sapore fiabesco.
Un Calcio mistico, un Calcio doloroso, un Calcio infuocato ed arso da quella fiamma ancestrale sempre più difficile d'alimentare.





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