sabato 18 ottobre 2014

DRAGONI E TSU'CHU, IL CALCIO È MADE IN CHINA.

di Gianmarco Pacione (per seguirci su Fb clicca qui)

Una scena di Tsu'Chu, a pochi passi da un banchetto d'appassionati


Il made in China come brillante originalità. Ipotesi anacronistica.

Eppure la culla sono loro, ne narrano i dragoni, ce lo consiglia la storia. Le prime forme di fùtbol si perdono nel rosso sorgo delle sterminate campagne asiatiche, peregrinano seguendo orme sferiche, per arrivare alla dinastia Tsin tra il 255 ed il 206 a.C..

Immagine in cui compaiono anche le porte
Lo chiamavano Tsu'Chu, poetico sonetto sulle rive del fiume Giallo. Tradotto letteralmente "calciare una palla di cuoio con i piedi".

Era disciplina da Hetemaj e Bolzoni, praticata come arte ed allenamento militare. Occhi a mandorla rapiti da un complesso incantesimo: le porte formate da due canne di bambù ed una piccola rete, lunga non più di 40 centimetri e posta a 9 metri da terra.

Altezze vertiginose per piedi raffinati, orientali piume d'uccelli. 

Il Tsu'Chu affascina. Tra leggende di monaci buddisti e maghi taoisti, troviamo quella di Liu Bang, fondatore della dinastia Han e tipico fanatico da gradinata est. Mecenate di talenti, fece costruire un campo a pochi metri dal suo palazzo, chiamando a corte i personali menestrelli: musicanti dai piedi dolci e dalle note di cuoio.

Da Liu a Wudi, grande conquistatore dell'Asia centrale tra il 156 e l'87 a.C., che premiò i propri successi invitando a gran voce tutti i migliori giocatori nella capitale. Imperatore, instancabile spettatore e, si dice, insospettabile praticante. 

Nessun Alino Diamanti o violinista Gilardino, lustri, secoli d'anonimi campioni vestiti da gonfie tuniche.

Potrebbero alzare la voce da Pechino, potrebbero mirare e calciare fino in Inghilterra, urlando "Sì, il vostro più puro tesoro, in realtà, è made in China.".
Tsu'Chu all'ombra d'un albero

   

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