sabato 11 ottobre 2014

QUANDO IL MAHATMA FONDAVA SQUADRE DI CALCIO

di Gianmarco Pacione (per seguirci su Fb clicca qui)

1913. Gandhi (cerchiato) con due club da lui fondati.

Chissà se sarebbero vibrati i baffi del Mahatma.
Del Piero è sbarcato in India, nella terra del grande Bapu dalle lenti a cerchio. Il Pinturicchio di Gianni Agnelli indosserà a breve, per la prima volta, la maglia delle "dinamo" di Delhi.
Osservandolo avrebbe incrociato le braccia, Gandhi, pensando nostalgicamente a quel suo primo amore.

Erano gl'inizi del '900, il corpo era sempre esile, scarno contraltare alla ricca mente. Capello fine ed un completo usato spesso se non sempre, incorniciato da cravatte mai pretenziose. Il giovane Mohandas Karamchand Gandhi si spostava nel profondo Sudafrica, apprendista avvocato e osservatore di popoli.
Nasceva in questi anni la teoria dell'ahimsa (la nonviolenza), sbocciava giorno dopo giorno, davanti ad un Paese spaccato a metà dalla discriminazione razziale.

Il giovane avvocato Gandhi
Divampa qui, sulle rive dell'oceano Indiano, una scintilla che era già scattata qualche anno prima, nella terra dei leoni del football: quello puro. In Inghilterra Gandhi aveva assaporato, per la prima volta, il soffice rimbalzo della sfera sul prato verde. 
Con i piedi non andava troppo bene, ma il pensiero volava tra calzoni sudici e scarpette, tra pali improvvisati ed imprecazioni.

"Ciò che colpì principalmente Gandhi, fu la nozione di nobiltà del calcio.
A quei tempi l'idea di squadra oscurava completamente quella di fuoriclasse, 
e questo lo ammaliava profondamente."   
 
Le parole di P. Govindasamy (presidente della SAIFA) si specchiano in quello che è stato, segretamente, un inaspettato attivista della pelota.

Risale ai primi anni del secolo, difatti, la fondazione, da parte del Mahatma, di ben 3 compagini futboliste: divise tra Durban, Pretoria e Johannesburg.

Denominatore comune era il nome: tutte le squadre si chiamavano Passive Resisters Football Club. Un grido forte, richiamo deciso delle masse, con connotati politico-sociali di sublime caratura.

Gandhi ed il potere del calcio, il calcio ed il carisma di Gandhi. Sodalizio spirituale.

Si narra che, alle gare di queste tre società, arrivassero in migliaia di adepti del football e dell'impegno civile. Immedesimati in quei ragazzi non stipendiati, semplici amatori, che calciavano rudemente verso la porta.
Folle magnetizzate dai pamphlets e dalle arringhe di quel giovane avvocato d'origine indiana, che alzava voce e pesanti invettive durante l'intervallo.   

Nessuno schiamazzo con Ilaria D'Amico, nessuna giacca gialla scaramantica, nessun esonero lampo.

Un dirigente illuminato. Pronto a raccogliere soldi per le famiglie dei perseguitati, pronto ad elevare socialmente ciò che più meravigliava il suo forte intelletto e la sua anima candida.

Sarebbero vibrati i baffi del Mahatma, eccome se l'avrebbero fatto. Impercettibilmente, però, sempre riflessivi anche davanti ad una pennellata di Alex: con i passi contati, con la barriera superata.  

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