giovedì 12 marzo 2015

LA BESTEMMIA RUSSA DI ALEKSANDR KOKORIN

di Gianmarco Pacione (per seguirci su Fb clicca qui)

L'edicola di "San" Diego: tra le reliquie un capello ed un santino autografato

Dovrebbe fare due passi, Aleksandr Kokorin, nel centro di Napoli. Dovrebbe accarezzare, con le sue Nike fluorescenti, le pietre di Piazzetta Nilo: quel lembo magico che Maurizio De Giovanni, nella sua anatomica topografia, definisce “il cuore di Napoli”. 

Proprio lì, a pochi guizzi dialettali di distanza, s’innalzerebbe davanti ai suoi occhi un’edicola votiva. 
Qualche tratto azzurro, un santino incorniciato ed una reliquia, intima e carica di suggestione: il capello di Diego Armando Maradona. 

Chissà, Aleksandr Kokorin ripenserebbe alle sue parole. “Maradona, non sapevo avesse giocato qui a Napoli”. Si renderebbe conto della disastrosa uscita, di quella frase letale, velenosa, proferita quasi per scherzo nella sala stampa del San Paolo: là, nel tempio di cui Diego possiede le chiavi. 

Maradona al Luzhniki di Mosca, 1990
Magari, il ventitreenne attaccante russo s’informerebbe riguardo quel ricciolo sudamericano, con il 10 dipinto nel mancino. Perché non può essere una scusa la tardiva nascita, quell’aprire gli occhi il 19 marzo 1991, appena due giorni dopo l’ultima partita del Pibe de Oro nel nostro Stivale. 

Forse, qualche stizzito Gennaro di passaggio, gli racconterebbe anche della volta in cui Dieghito aveva raggiunto Mosca, a bordo d’un aereo privato pagato dal patron Ferlaino, per il solo gusto di visitare la Piazza Rossa. Succedeva 23 anni fa, quando Kokorin emetteva il suo primo vagito, quando Diego non riusciva a distinguere la malinconica polvere bianca dalla fredda neve russa. 

Chissà, magari, forse. 

Il Gennaro di passaggio sta aspettando un giovane russo. Di lui dicono assomigli a Justin Bieber, guidi auto da Fast and Furious e si faccia foto con spogliarelliste. Stasera vorrebbe zittire il San Paolo segnando per la sua Dinamo Mosca.

“Maradona, non sapevo avesse giocato qui”, piangerà sangue, oggi, l’edicola di Piazzetta Nilo: a Napoli non si parlerà di miracolo, ma di blasfemia.

Kokorin abbracciato a spogliarelliste connazionali

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