venerdì 17 aprile 2015

LA CACCIA ALLE STREGHE DI CHI HA UCCISO IL PALLONE

di Gian Maria Campedelli (per seguirci su Facebook clicca QUI)



"Perché guardi la pagliuzza che è nell'occhio del tuo fratello e non ti accorgi della trave che è nel tuo occhio?" (Luca 6,41)


Non è il fatto di aver cercato e trovato un capro espiatorio da giustiziare sulla pubblica piazza, sulle pagine dei giornali, negli studi televisivi. Non è il fatto di aver cercato e trovato qualcuno da accusare per nascondere tutte le nefandezze che stanno, giorno per giorno, avvelenando il mondo che amiamo e di cui facciamo parte da una vita. Non è questo. 
Non è il fatto che i tifosi sono diventati l'unico indifendibile grande male del calcio, non è il fatto che chiunque è libero di attaccarci, godendo del plauso di istituzioni e pasciuti benpensanti da talk-show, non è questo. Non è questo ciò che deve farci più rabbia.

Quel che davvero misura l'ingiusta caccia alle streghe di cui ogni singolo tifoso è vittima da troppo tempo ormai è la totale impossibilità di difendersi. Di rispondere e dimostrare che il male viene dall'alto, non dal basso.

Allenatori, dirigenti, presidenti sceriffi: ognuno è pronto a riempirsi la bocca di accuse e scuse, di vittimismi ridicoli e stucchevoli, facendo leva sul senso d'indignazione di un Paese che, chissà come mai, riesce sempre meravigliosamente a stare dalla parte di chi sta sopra. Ma forse è bene precisare alcune cose:

non siamo noi ad aver fatto fallire società intere, lasciando sul lastrico centinaia di lavoratori e producendo debiti per milioni e milioni di euro, non siamo noi ad aver venduto partite, promozioni, retrocessioni, campionati, sogni interi. Non siamo noi ad aver ceduto gloriose società a capitali esteri che trasformeranno presto la Storia in carta straccia, in preda a deliri di branding e necessità di internazionalizzazione ad ogni costo. Non siamo noi ad aver costruito stadi fatiscenti, non siamo noi ad averli svuotati forzatamente con isteriche politiche di controllo e dissennati aumenti di prezzi. Non siamo noi ad aver dopato i giocatori, non siamo noi che abbiamo barattato tutta la magia in cambio dell'alta definizione in televisione.

Non potremo rispondervi con i microfoni e gli altoparlanti che sono concessi a voi, con le prime pagine di giornali i cui direttori sono pronti ad accogliervi, non potremo indire conferenze stampa indossando abiti cuciti su misura, ma in ogni caso non rimarremo in silenzio.

Proprio perché non siamo stati noi, proprio perché non siamo come voi. 

1 commento:

  1. Mi sento di consigliare a tutti la serie "1992" su Sky: un pezzo importante della nostra storia ben scritto e ben recitato!

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